
‘Lab. Le generazioni dei mille lavori si organizzano’, questo il titolo scelto dai promotori dell’iniziativa, è stata un’occasione per i giovani della CGIL di condivisione di esperienze e sperimentazioni che negli ultimi quattro anni si sono sviluppate in tutta Italia all’interno delle categorie e sui territori, un momento per affrontare una riflessione non piĂą rinviabile su come la CGIL rappresenta e si occupa del lavoro discontinuo, per ripensare quindi forme e luoghi del sindacato. E’ attraverso una contrattazione piĂą inclusiva, come è emerso dai tanti interventi che si sono susseguiti nel corso dell’assemblea, che la CGIL deve essere in grado di ricostruire la solidarietĂ tra i lavoratori e la partecipazione sindacale. Per i giovani sindacalisti è importante stabilire regole e diritti che valgano per tutti per ricostruire una solidarietĂ tra chi oggi è precario e chi no, tra chi lavora nelle grandi aziende e chi nelle piccole aziende, una solidarietĂ tra varie generazioni perchè la precarietĂ , sottolineano è “una condizione che non riguarda piĂą soltanto i giovani”.
“La CGIL deve saper guardare con attenzione alle tante facce della precarietĂ e costruire innanzitutto battaglie contrattuali”. Ha dichiarato nella sua relazione introduttiva Ilaria Lani, Responsabile delle Politiche giovanili della CGIL Nazionale, sottolineando come lo strumento della contrattazione inclusiva sia “un passo molto importante” perchè, rappresenta un “salto di qualitĂ ” per tre questioni: “C’è una fetta crescente di lavoratori e lavoratrici fuori dal contratto collettivo, a cui non parliamo con la nostra azione quotidiana, e che conoscono solo la ricattabilitĂ della contrattazione individuale. Questo aspetto ha oggettivamente indebolito la nostra rappresentanza e la stessa contrattazione”. La precarietĂ , secondo punto, “non si cancella per decreto, ha oramai modificato la struttura produttiva e di mercato di interi settori. Occorre costruire percorsi che accompagnino la regolarizzazione e la regolamentazione di questi segmenti e solo la contrattazione può entrare nel merito e mettere mano alle dinamiche dell’organizzazione del lavoro”. Terzo e ultimo punto: “Includere significa ricomporre, garantire paritĂ di trattamento, estendere diritti, ma anche riconoscere le differenti condizioni. Pensiamo per esempio alla domanda di tutela dei tanti professionisti che lavorano su commesse strutturalmente discontinue e che non chiedono certo di essere stabilizzati ma di avere diritti e un equo compenso”.
Una direzione, quindi, “non semplice – come ha spiegato la responsabile giovani della CGIL -, in particolare in una fase in cui siamo costretti ancora di piĂą in una posizione difensiva” ma “concentrarsi prevalentemente in una posizione difensiva non paga e non ha pagato, abbiamo bisogno di inventare nuove frontiere e nuove dimensioni della contrattazione, non per disperdere energie, ma per recuperarle e modificare i rapporti di forza”. L’ingrediente per farlo, secondo Lani, “è la ricostruzione della solidarietĂ , quella che talvolta in questo mondo del lavoro viene meno e non ci consente di frenare la riduzione dei diritti per i nuovi assunti”, ed è proprio questa la via intrapresa in questi ultimi anni dalla CGIL, da quando quattro anni fa si lanciò la campagna ‘Giovani Non+ disposti a tutto’, passando per la manifestazione nazionale del 9 aprile 2011, fino alla quarta festa dei giovani CGIL che si chiude oggi. Tutto ciò è il frutto di “un investimento coraggioso che la nostra organizzazione, con l’input forte della segreteria, ha messo in campo e che inizia a contaminare l’organizzazione anche perchĂ© cammina sulle gambe di tanti giovani quadri”, che sono il prodotto, fuori dai soliti luoghi comuni, dei circa 600 mila giovani sotto i 35 anni iscritti alla CGIL, pari al 21 per cento del totale.
Con il suo intervento il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, ha concluso l’assemblea e a richiamato l’attenzione sul valore del lavoro per la democrazia del Paese: “la prima condizione di libertĂ delle persone per non sentirsi escluse dalla società è il lavoro”, ma sempre piĂą spesso, ha osservato Camusso, la voglia di partecipazione dei giovani è ostacolata dalle difficoltĂ d’ingresso nel mondo del lavoro. “Il processo di distruzione dei posti di lavoro è iniziato prima della crisi – ha sottolineato Camusso – quando si è deciso di smettere di investire pensando che la produttivitĂ fosse in funzione del taglio dei costi”. Per questo, ha concluso Camusso “un piano del lavoro non può essere l’incentivazione di un pò di assunzioni, ma un piano straordinario per far ripartire gli investimenti e l’occupazione”.