23 luglio 1993: verso l’Europa. Presidente del Consiglio dei Ministri, Carlo Azeglio Ciampi; Ministro del Lavoro e della previdenza sociale, Gino Giugni.
All’inizio degli anni ‘90, la necessità di contrastare la crisi economica ed occupazionale indusse i governi e le parti sociali di molti paesi europei a recuperare il metodo concertativo per definire consensualmente le politiche economico-sociali a livello nazionale.
In Italia, ad orientare gli attori verso la riapertura del confronto centralizzato sulla riforma del meccanismo di indicizzazione delle retribuzioni e della struttura contrattuale furono soprattutto il nuovo peggioramento della congiuntura economica, la disoccupazione crescente ed il timore di un’altra ondata inflattiva.
Il nuovo ciclo si aprì con una serie di accordi interconfederali che provocarono un intenso dibattito e anche gravi tensioni tra le parti e all’interno delle stesse. Sfociò, poi, nel Protocollo del 23 luglio 1993, nel quale le parti hanno per la prima volta predisposto un quadro di principi e di regole per rendere coerenti i processi contrattuali con le politiche economiche e dei redditi (per politica dei redditi si intende quella parte della politica economica che riguarda i redditi, e, tra essi, le retribuzioni), per consentire una gestione congiunta e dinamica delle relazioni di lavoro e per prevenire il conflitto.
Gli strumenti fondamentali su cui poggiava questo accordo furono:
• l’associazione delle parti sociali alla determinazione e alla realizzazione della politica dei redditi;
• il coordinamento della struttura contrattuale e la precisa definizione delle competenze di ogni livello;
• l’individuazione dei soggetti titolari dei poteri di rappresentanza e di contrattazione.
Il Protocollo del 23 luglio 1993, pur implicando uno scambio di consensi e di legittimazione tra i soggetti stipulanti, ha realizzato un coinvolgimento delle parti sociali nel processo di assunzione delle decisioni di politica economica sulla base di obiettivi condivisi.
23 luglio 2007: per la crescita e la competitività. Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi; Ministro del Lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano.
Il protocollo sul welfare, concordato tra governo e sindacati confederali il 23 luglio del 2007 affrontava in modo organico, in sintesi i seguenti temi: previdenza; ammortizzatori sociali; mercato del lavoro; competitività.
Il protocollo favoriva il contratto a tempo indeterminato come strumento principe di un’occupazione di qualità. Interveniva sugli strumenti di flessibilità sul piano normativo, ma anche amministrativo, per eliminare le tipologie più esasperate, per ricondurre alcuni istituti ad un uso più funzionale e corretto, per combattere gli abusi con una forte azione ispettiva. Migliorava, in parallelo, le tutele per i lavori non standard (malattia per gli apprendisti) e, in particolare, per i collaboratori coordinati, riconoscendo loro, per la prima volta, l’indennità per malattia e per l’astensione anticipata obbligatoria per maternità, migliorandone, altresì, le prestazioni pensionistiche, nonché configurando istituti particolari, funzionali a corrispondere ad esigenze connesse a momenti di non occupazione. Ridefiniva il sistema dei c.d. ammortizzatori sociali in chiave universalistica ed in una logica proattiva, superandone l’impostazione assistenziale e “difensiva” per trasformarli in strumenti funzionali ai nuovi impieghi con il concorso stringente delle politiche attive e dei servizi per l’impiego in un quadro di forte collaborazione fra Stato, Regioni, Parti sociali ed attori di sistema. Interveniva con strumenti mirati alle fasce deboli del mercato del lavoro (giovani, donne, ultra cinquantenni). Contrastava il lavoro nero e irregolare con un set di strumenti sempre più pregnanti ed incisivi. Migliorava le condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, anche qui con norme, ma anche con concrete azioni sul piano amministrativo, attraverso un mix di prevenzione, premialità dei comportamenti virtuosi, più forte repressione e sanzioni nei casi di violazioni. Interveniva in materia pensionistica e previdenziale con una rivisitazione della normativa, in funzione equitativa in grado di contemperare esigenze sociali e individuali con le compatibilità finanziarie di medio e lungo periodo, migliorando, altresì, le pensioni basse, nonché, con l’insieme delle varie misure, i livelli delle prestazioni pensionistiche.
Data la difficile situazione economica e sociale del nostro paese e considerate le esperienza fatte tra gli anni novanta e duemila la domanda sorge spontanea: serve un nuovo patto sociale?
Introduzione workshop I SALARI Di Gabriele Poeta Paccati