Il 3 novembre 2015 ricorre il 58° anniversario della morte di Giuseppe Di Vittorio, uno degli esponenti più autorevoli del sindacato italiano del secondo dopoguerra, fondatore della Cgil e deputato dell’Assemblea Costituente. Oltre ad esser stato il più grande e il più seguito dirigente sindacale italiano del XX secolo, Di Vittorio è stato una personalità di spessore internazionale,
e il suo prestigio conquistò la classe operaia e il movimento sindacale di tutto il mondo al punto che nel 1953 fu eletto presidente della Federazione Sindacale Mondiale.
Nato a Cerignola, in Puglia, l’11 agosto del 1892, ha condotto nella sua città le prime lotte sindacali in favore dei braccianti, per allargare poi la sua attività in favore dei lavoratori di altri settori. Di Vittorio, personaggio di una ricca umanità, seppe infatti farsi capire, grazie al suo linguaggio semplice ed efficace, sia dalla classe operaia, in rapido sviluppo nelle città, sia dai contadini ancora ai margini della vita economica, sociale e culturale del Paese.
Di Vittorio si dedicò alla lotta sindacale e politica giovanissimo: nel 1912 entrò nell’Unione Sindacale Italiana, arrivando in un anno nel comitato nazionale. Inizialmente socialista, divenne comunista nel 1924, tre anni dopo la scissione di Livorno del 1921.
Il Governo Badoglio, alla caduta di Mussolini, nominò Di Vittorio commissario alle Confederazioni sindacali affidandogli la segreteria della Federazione nazionale dei lavoratori agricoli.
Alla liberazione della Capitale, nel 1944, Di Vittorio firmò il Patto d’unità sindacale con democristiani e socialisti, dando vita alla CGIL. Nel 1945 fu eletto segretario della Confederazione che dirigerà fino alla morte, avvenuta il 3 novembre del 1957 a Lecco.
Giuseppe Di Vittorio ha lasciato un segno indelebile nella storia del movimento sindacale italiano ed europeo ed oggi il suo messaggio sull’importanza della cultura, dei diritti, dell’onestà della politica e sull’importanza ed autonomia del sindacato, è più che mai attuale.
“Gli interessi che rappresentano e difendono i sindacati dei lavoratori”, disse Di Vittorio, “sono di carattere collettivo e non particolaristico o egoistico; interessi che in linea di massima coincidono con quelli generali della nazione”. Queste parole di Giuseppe Di Vittorio sono una risposta forte a chi oggi considera il sindacato Confederale superato e vuole sottrargli il suo ruolo di portavoce degli interessi generali dei cittadini e quindi di interlocutore politico nella contrattazione con il Governo, le Regioni e gli Enti Locali.